– 3 GIORNI ALL’UDIENZA DEL TAR: IL PACOBACE

By stopcasteller

Nel 2008 viene redatto e adottato il PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-orientali).
Questo documento contiene il complesso di norme e protocolli, elaborati dal Ministero dell’Ambiente e da ISPRA in collaborazione con gli Enti Regionali, che regolano la gestione dell’orso bruno (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro-orientali.
Tale piano, redatto da un tavolo tecnico interregionale costituito da Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Friuli-Venezia Giulia, Regione Lombardia, Regione Veneto, Ministero dell’Ambiente e ISPRA, è stato formalmente adottato dalle Amministrazioni territoriali coinvolte e approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto direttoriale n. 1810 del 5 novembre 2008.

Il piano indirizza le attività di tutela e ripopolamento, le prassi veterinarie relative agli interventi, regola il monitoraggio delle femmine, il monitoraggio radiotelemetrico, dispone gli indennizzi per eventuali danni e le modalità di accertamento, determina i criteri per giudicare il grado di pericolosità di un orso e le procedure di intervento da seguire per tutelare la salute pubblica. Il coinvolgimento delle varie regioni punta a creare omogeneità nella valutazione e gestione degli orsi in tutte le Alpi centro-orientali.

Nel 2013 la PAT invita le altre regioni sottoscrittrici del PACOBACE ad avanzare congiuntamente al Ministero dell’Ambiente la richiesta di modifica al cap. 3 per ridefinire (in senso peggiorativo per gli orsi) le tipologie di atteggiamenti considerati problematici e le conseguenti azioni “energiche” previste. Viene richiesta, facendo pressione sul fatto che l’intera popolazione alpina di orsi si trova in Trentino, maggiore autonomia decisionale verso quelli classificati come “problematici”. In altre parole la PAT può agire in piena autonomia secondo le nuove tabelle modificate, in barba al fatto che sia comunque necessaria l’autorizzazione da parte del Ministero e ISPRA per agire nei casi più gravi.

Nel 2015 il Ministero dell’Ambiente rende esecutive le modifiche proposte dalla PAT nel 2013. Laddove erano previste solo misure leggere, vengono ora previste misure “energiche”, cattura per captivazione permanente e abbattimento. Viene sostanzialmente eliminata ogni possibile differenza di valutazione legata al fatto che un’orsa attacchi per difendere i cuccioli o meno. È questa la modifica che ha toccato da vicino le orse Gaia e Fiona e prima di loro Kj2 (uccisa a fucilate), condannate a morte per le loro aggressioni. Il fatto che avessero cuccioli e che probabilmente fossero state spaventate e colte di sorpresa non sono stati elementi presi in considerazione.

Altra modifica con gravi conseguenze è l’aggiunta del punto 14, che inserisce fra gli atteggiamenti a rischio il famigerato “orso dannoso” (“orso provoca danni ripetuti a patrimoni per i quali l’attivazione di misure di prevenzione e/o di dissuasione risulta inattuabile o inefficace”). Questo è quello che ha fatto la grande differenza per M49 (Papillon), macchiatosi della colpa di danni al patrimonio zootecnico. Nonostante il PACOBACE preveda la possibilità di monitoraggio e traslocazione per gli orsi che mostrano comportamenti simili, quella dell’incarcerazione o dell’uccisione ad oggi sembra l’unica forma di gestione prevista dalla PAT.

Abbiamo visto come queste modifiche insieme con la legge del 2018 siano state ampiamente sfruttate da Fugatti & co per condannare a morte o a prigionia tutti gli orsi e le orse che hanno osato predare animali degli allevamenti, rubare nei frutteti o difendere se’ stesse e i propri cuccioli.

Il PACOBACE però dispone anche con chiarezza una lunga serie di misure preventive e comportamenti corretti che le istituzioni, i turisti e gli allevatori dovrebbero adottare per scongiurare l’abitudine degli orsi di nutrirsi di cibo antropico (ovvero spazzatura e cassonetti) e rendere quindi la convivenza meno conflittuale.
Fra queste sono testualmente citate nel documento: recinzioni e reti elettrificate; cani da guardiania; stabulazione notturna del bestiame in stazzi elettrificati; sorveglianza delle mandrie e delle greggi alpeggiate; utilizzo maestranze qualificate; smaltimento delle carcasse del bestiame; realizzazione di ricoveri per pastori in alta quota; gestione oculata dei rifiuti organici con adeguamento dei contenitori e delle discariche; condizionamento sull’animale allo scopo di ripristinare la diffidenza nei confronti dell’uomo.
Queste misure, insieme agli strumenti di formazione, hanno lo scopo preciso di evitare provvedimenti estremi come catture e abbattimenti, ritenuti dallo stesso PACOBACE non necessari davanti a una corretta gestione delle criticità.

Anche dopo la morte di Andrea Papi però la PAT non ha provveduto a installare cassonetti antiorso in tutte le aree dove è registrata la presenza dei plantigradi e non ha implementato l’informazione al fine di tutelare chi vive la montagna ed educare alla convivenza. Questa negligenza non va lasciata passare inosservata, perché a pagarne le conseguenze sono orsi e cittadini.

Parleremo anche di questo Venerdì 15 Dicembre durante l’assemblea pubblica.
Vi aspettiamo per attendere insieme l’esito dell’udienza del tar e per intervenire nel caso in cui dovesse venire avallato l’abbattimento di Gaia.
Non mancate e seguite le pagine di Scobi e Assemblea Antispecista per rimanere aggiornate!

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