Rinvenuto il corpo senza vita dell’orso M62 “Amir”

By stopcasteller

L’orso Amir era il terzo individuo, dopo JJ4-Gaia e MJ5-Johnny, su cui pendeva la taglia della PAT dopo il drammatico incidente di Caldes. La sua colpa? Essere etichettato come problematico e confidente per via di alcune predazioni e per l’abitudine di rifornirsi di rifiuti urbani dai cassonetti della zona. Mai avuto un incidente con un essere umano.
Il suo cadavere (definito dalla PAT “carcassa”) è stato rinvenuto in stato di decomposizione in una zona impervia tra il lago di Molveno e San Lorenzo Dorsino. Le cause del decesso verranno chiarite nei prossimi giorni dall’istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie.

È presto per sapere se la morte di Amir – un orso giovane, di appena 5 anni – sia stata provocata da qualche essere umano che, nella psicosi generale di queste settimane in cui l’orso viene dichiarato senza remore “Nemico Pubblico Numero 1”, ha deciso di “farsi giustizia da sè”.
Quel che invece è certo è che in casa Lega in questo momento si starà stappando una bottiglia per un problema che si è risolto da solo. Dopo il ritrovamento del corpo senza vita di un orsetto avvenuto la settimana scorsa, ecco un’altra buona notizia nella Santa Crociata contro gli orsi trentini: -2! Ne restano “solo” altri 68!
Grazie a questo fortuito avvenimento, Fugatti, per portare a risoluzione il “caso” M62, potrà risparmiarsi il fastidio di vedere la propria ordinanza di abbattimento bloccata dal TAR, la noiosa trafila di doverlo catturare e condurre nel carcere del Casteller e di dover poi fare i conti con gli odiati animalisti perdigiorno pronti ad “assediare” la prigione.
Se dalle analisi risulterà che il decesso è stato provocato da una malattia o dallo scontro con un altro orso tanto meglio. Se invece dovesse emergere la mano dell’Uomo va bene uguale: Fugatti non esiterà a giustificare questo gesto come frutto dell’esasperazione di chi-vive-in-montagna, additando ancora una volta gli animalisti come responsabili di una convivenza non più possibile.
Quel che è certo è che Amir passerà alla storia come l’ennesimo orso senza nome, il cui codice identificativo andrà a sommarsi a tanti, troppi altri nella lunga lista di orsi uccisi, scomparsi o condannati al carcere a vita dall’avvio dell’ambizioso progetto Life Ursus.

Quello che forse non tuttə sanno è che Amir è il terzo orso di una stessa cucciolata a pagare con la propria vita il prezzo della convivenza forzata umano/orso in queste terre.

Fratello di Amir è M57, un altro individuo a più riprese definito problematico poiché abituato anch’esso a mangiare dai cassonetti dell’umido, che a seguito di un incontro-scontro con un carabiniere avvenuto nei boschi di Andalo nell’estate 2020 (i cui contorni restano molto misteriosi) è stato condannato al carcere a vita e rinchiuso dapprima al Casteller e poi deportato in un parco-zoo in Ungheria.

Sorella di Amir era anche F43 “Banshee”, anche lei osservata speciale per via di alcune predazioni e – ancora – per la sua irresistibile attrazione per la spazzatura. Attirata nella trappola tubo per sostituire le pile del radiocollare che già indossava da oltre un anno, Banshee muore durante le operazioni di telenarcosi nel settembre 2022. All’epoca dei fatti il più gettonato, laconico commento era stato “qualcosa è andato storto”.

Su cosa abbia portato un’intera cucciolata a collegare le zone residenziali con la possibilità di trovare cibo a costo zero restano solo ipotesi e mezze verità. Ma sappiamo che c’è chi, avendo conosciuto questa cucciolata da vicino, da quasi per certo che qualche persona abbia abituati i giovani orsetti ad essere avvicinati e riforniti di cibo, condannandoli così, negli anni successivi, alla cattura e alla morte.

Per ora non resta che la rabbia, mista a sgomento, che non si può non provare pensando a quanto numerosi saranno gli auto-assurti “tutori dell’ordine” e “garanti della pubblica sicurezza” che in queste ore saluteranno questa morte con soddisfazione. Un punto a favore degli umani nella guerra dichiarata ai selvatici invasori abusivi dei nostri boschi.
In un pianeta Terra ormai ridotto al collasso ecologico, pensare che vi siano amministratori della cosa pubblica che reclamano a gran voce l’annientamento degli animali selvatici, e per di più di una specie che si era scelto di reintrodurre dopo averla sterminata nei secoli scorsi, fa tremare di rabbia.

Nonostante la fatica sia tanta, continueremo la nostra battaglia quotidiana contro chi sceglie di affrontare la convivenza con l’altro da sè (animale o umano che sia) a suon di colpi di fucile, recinti, gabbie e filo spinato.

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#fugattidimettiti