IL TAR NON FERMA L’ORDINE DI ABBATTIMENTO

By stopcasteller

Il TAR di Trento in Camera di Consiglio ha respinto ieri le richieste avanzate dalle associazioni animaliste per la sospensione cautelare del decreto di abbattimento di due lupi del branco resosi responsabile nelle scorse settimane delle predazioni nel territorio di Malga Boldera, nel comune di Ala, in Trentino.

Vogliamo ricordare alcune cose.
L’abbattimento di due lupi ai fini di dissuasione non ha fondamenti scientifici e viene esplicitamente proposto dall’amministrazione provinciale come misura sperimentale.

La direttiva europea Habitat consente di derogare al regime di rigorosa protezione del lupo esclusivamente nel caso in cui non esista un’altra soluzione.

Per fortuna, quando si tratta di lupi la via della cattura per captivazione permanente non è facilmente percorribile quanto invece lo è per gli orsi. Questo non significa però che non esistano altre soluzioni non cruente, a partire dal miglioramento delle misure di protezione delle malghe interessate e in generale degli alpeggi nelle aree in cui è registrata la presenza di questi animali.
La documentazione relativa alle protezioni di Malga Boldera e di altre malghe della Lessinia presentata da alcune associazioni animaliste rivela uno stato insufficiente e la presenza di falle nelle recinzioni, dove i lupi sarebbero potuti passare. Addirittura secondo ISPRA sarebbe necessario combinare recinzioni elettrificate a cani da guardiana, ricoveri notturni e simili.

Inoltre il decreto di abbattimento prevede che vengano uccisi due esemplari selezionati all’interno del branco senza alcun criterio. Questo potrebbe accrescere il rischio di inutilità di questa soluzione sperimentale, rispetto alla quale non si può escludere oltretutto che vada a mettere in pericolo la sopravvivenza del branco e che nella pratica va a creare un pericoloso precedente a livello nazionale per tutti i lupi che sconfinano e che predano animali d’allevamento (andando a recare una perdita economico agli allevatori che, ricordiamo, viene indennizzata).

Maurizio Fugatti si esprime così, proponendosi come paladino dei valori della TRADIZIONE e ammiccando al suo elettorato: “Riteniamo che la tradizionale attività di alpeggio degli animali in quota vada preservata con ogni mezzo: gli allevatori sono i custodi dei pascoli e la loro attività impreziosisce il nostro territorio”.
Quante volte abbiamo sentito chiamare in causa la TRADIZIONE come unico argomento contro la necessità di attuare un cambiamento, sia dal punto di vista pratico sia nel modo di pensare? Ad esempio nell’ambito della convivenza con l’Altro, in questo caso con gli animali selvatici ed in particolare con i “grandi carnivori”?

Anche l’orso è stato reintrodotto con lo scopo di impreziosire il territorio, poi la sua presenza ha iniziato a dare fastidio ad alcune essere categorie socio-economiche. Gli animali d’allevamento continuano ad essere preziosi perché generano profitti più difficilmente ricavabili da animali liberi, che semmai possono essere usati a fini di immagine.

Troviamo infondate le motivazioni addotte da Fugatti, che sta facendo della guerra ai selvatici praticamente l’unico tema della propria campagna elettorale, e consideriamo inaccettabile che ISPRA avalli simili misure.

Dopo questo deludente pronunciamento del TAR le associazioni sono intenzionate a ricorrere al Consiglio di Stato mentre l’udienza di merito in Camera di Consiglio presso il TAR di Trento è fissata in calendario il prossimo 14 settembre.

Ma qualora nel frattempo le due uccisioni venissero realizzate, cesserebbe la materia del contendere.