Manifestazione domenica 21 maggio ore 14.00
“Il progetto di reintroduzione dell’orso bruno nelle Alpi centrali rappresenta probabilmente, sia per le caratteristiche della specie, sia per le condizioni socio-economiche dell’area di immissione, il più ambizioso intervento di conservazione attiva della fauna mai tentato in Italia”.
“Oggi essere parco vuol dire tutto questo: natura e genti, orsi liberi sul territorio e attività ecologicamente ed economicamente sostenibili. Essere parco non vuol dire essere un “museo della natura”, ma diventare un’occasione: occasione di tutela dello straordinario patrimonio ambientale e insieme occasione di sviluppo per le popolazioni residenti. Esattamente ciò che il Parco sta perseguendo con la revisione del proprio Piano, attualmente in corso, che parte dal principio per cui la tutela dell’ambiente e della biodiversità non è fine a se stessa, ma è finalizzata essenzialmente a migliorare la qualità della vita del consorzio umano”.
Parco Nazionale Adamello Brenta
Questa scriveva il Parco Nazionale Adamello Brenta, agli albori del progetto Life Ursus. Pochi anni dopo, il Presidente della Pat Dellai prendeva una scellerata risoluzione: sottrarre la gestione del progetto Life Ursus agli esperti del PNAB per affidarla alla politica. Non era che il preludio di una serie implacabile di decisioni catastrofiche: niente bidoni anti-orso, niente cartellonistica dedicata, niente corridoi faunistici, abbandono dell’educazione alla convivenza, mancanza di studio, mancanza di ricerca, mancanza di progettualità, nessun limite alla crescente antropizzazione dei territori montani. Fino ad arrivare alle più recenti pessime scelte targate Fugatti: affidare la gestione degli orsi alla Protezione Civile, come fossero una catastrofe naturale, alimentando disinformazione e terrorismo psicologico al solo scopo di coprire negligenza e inefficienza della Pat.
Quello che è accaduto è stato provocato, perseguito, cercato con costanza per arrivare dove siamo oggi: usare gli orsi come merce di scambio in campagna elettorale. Di seguito alcuni fatti accertati. La Pat sapeva con precisione quale era l’areale di Gaia-JJ4. Sapeva che Gaia-JJ4 non si era mai mostrata aggressiva se non in presenza di cuccioli. Sapeva che da poco più di un anno aveva nuovamente dei cuccioli al seguito. Infine la Pat sapeva che quella dei runner è in assoluto la categoria con più alte probabilità di incorrere in incontri/scontri con l’orso. È quindi un fatto che la Pat non abbia messo in campo alcuna misura seria per prevenire tragici incidenti.
Per tutte queste ragioni, torniamo in piazza per chiedere con forza che Gaia-JJ4 sia liberata e ricongiunta ai propri cuccioli, che Papillon-M49 sia liberato, che si lavori perché il cucciolo Nino possa crescere libero dalla cattività, che Johnny-MJ5 resti libero. Torniamo in piazza per chiedere che gli orsi siano gestiti da chi li studia e li conosce e che questo compito venga riaffidato al Parco Adamello Brenta. Per chiedere che Fugatti, Zanotelli e De Col si assumano la responsabilità della morte di Andrea Papi e si dimettano.
E chiediamo tutto questo insieme alle attiviste e agli attivisti che vivono in Trentino, alle persone che frequentano il Trentino, agli amanti della montagna, agli alpinisti e ai veterinari trentini, che non fanno della loro professione mero mercimonio. E lo chiediamo da tutta Italia, perché gli orsi non riconoscono i confini territoriali a statuto speciale, e nemmeno noi. Per questo ci incontreremo ancora domenica 21 maggio, alle 14 in Piazza Dante, sede della Provincia Autonoma di Trento, per poi attraversare la città di Trento gridando insieme #fugattidimettiti