UN ALTRO ORSO MORTO. BRACCONAGGIO “DI STATO” IN TRENTINO
È successo di nuovo. Un altro orso morto. Lo ripetiamo: UN ALTRO ORSO MORTO.
La notizia è di ieri: “Carcassa di orso rinvenuta a Cavedago. Non si conoscono le cause della morte.” e ancora, come in un disco rotto, “Il corpo è stato consegnato all’Istituto zooprofilattico per l’identificazione e per chiarire le cause del decesso”. Come se servisse a qualcosa. Sono passate settimane, mesi e ancora non si hanno notizie degli esiti delle 3 precedenti autopsie…
Ormai non c’è più margine per il garantismo, perché stiamo parlando del quarto orso trovato morto in poco più di due mesi. QUESTO È BRACCONAGGIO. Bracconaggio “di Stato”, verrebbe da dire, di quel piccolo “staterello” autonomo che è il Trentino.
Qualcuno deve aver iniziato a “farsi giustizia da solo”, come più volte caldeggiato da chi ci governa. “I montanari sono soliti arrangiarsi”, non era forse questo che hanno dichiarato i manifestanti pro-Fugatti lo scorso 20 maggio in una piazza gremita di allevatori e cacciatori che inneggiavano all’eradicazione delle specie indesiderate? I mandanti, per chi li volesse cercare, siedono comodamente sulle poltrone di piazza Dante, sede della Provincia Autonoma di Trento.
In questo momento c’è spazio solo per la rabbia e per la tristezza che derivano dalla consapevolezza che stiamo lottando contro un nemico troppo grande. La verità è che per quanto impegno possiamo metterci siamo quasi impotenti. Ogni tanto è importante anche fermarci un attimo, per dirci la nostra debolezza, lo scoramento, la fatica.
Il qualunquismo, l’arroganza, la cattiveria, la beata ignoranza al potere. La strumentalizzazione senza vergogna di un morto da parte di soggetti politici per i quali la sicurezza REALE della popolazione è l’ultima preoccupazione. Se domani mattina ci svegliassimo e, per magia, tutti gli orsi e i lupi che abitano i boschi del Trentino non ci fossero più Fugatti avrebbe la disperata urgenza di inventarsi un nuovo nemico da attaccare per avere una minima chance di non essere rispedito a casa ad ottobre. Con chi se la prenderebbe? Con gli immigrati? Con il gender? Con i perditempo-figli-di-papà-dei-centri-sociali?
Tutto repertorio già visto e – ahinoi – condiviso con il partito concorrente, che rischia di rubargli la rielezione: Fratelli d’Italia. La Lega ha scelto di puntare tutto su allevatori e cacciatori, presentandosi come il grande garante dei loro interessi, che si narra essere minacciati da una fantomatica “lobby green” di animalisti e ambientalisti. La lobby, noi. Come no.
È stupefacente come alla Lega siano bastati pochissimi anni al potere per riuscire a soffiare al vecchio padrone la fedeltà dei propri sottoposti, i tantissimi funzionari pubblici del sistema PAT. Non tutti i trentini fortunatamente sostengono Fugatti, alcuni sono a conoscenza di segreti inconfessabili e si lamentano in privato, ma è raro che parlino in pubblico. Omertà come abitudine. Quelli che se ne fregano, quelli che scuotono le spalle, quelli che si fanno gli affari loro, quelli a cui non importa abbastanza. Il clima che da mesi si respira in Trentino è veramente molto pesante ed esprimersi in modo critico rispetto alla gestione degli orsi significa automaticamente ricevere l’accusa di voler minimizzare la tragedia avvenuta a Caldes. E questo è qualcosa che mette a disagio.
Bisognerebbe avere la capacità ed i mezzi per contrattaccare. Rispondere colpo su colpo a tutta questa violenza ideologica, verbale e materiale. Servirebbe una strategia condivisa che sia in grado di cogliere tutta la complessità di quel che sta avvenendo. E si dovrebbe smettere di straparlare di orsi da portare via dal Trentino (DOVE? E IN CHE MODO?!) “per metterli in salvo”. E smettere anche di prendere per buona la categoria tutta ideologica degli orsi “problematici”, rendendosi perfino disponibili a realizzare per tutti coloro che saranno bollati con questo marchio infame una prigione dorata proprio qui in Trentino.
La lotta al fianco degli orsi e delle orse trentine richiederebbe probabilmente molto di più di quello che come movimento siamo in grado di realizzare in questo momento. Ma continueremo a provarci, lavorando perché nel tempo questa mobilitazione possa crescere.
Focalizzarci sulla sorte di una singola orsa, Gaia, e di quella del suo compagno di sventura tutt’ora ricercato, l’orso Johnny, per noi resta fondamentale perché rifiutiamo con forza la logica tecnocratica per cui la vita del singolo esemplare “problematico” può essere sacrificata sull’altare superiore dell’accettazione sociale. È però necessario iniziare ad attivarci per riuscire ad affrontare il problema degli orsi trentini anche ben al di là della logica emergenziale da cui siamo state travolte negli ultimi mesi.
Perché mentre noi, giustamente, ci preoccupiamo degli sviluppi della saga giudiziaria di Gaia e Johnny, la PAT prosegue indisturbata nella sua opera di disinformazione e di mancata prevenzione e soprattutto lavora per modificare in senso fortemente peggiorativo le regole che dovrebbero normare la convivenza umano-orso.
Anche se oggi la tristezza è tanta, tocca, una volta in più, ricordarci di essere razionali e relativizzare, riconoscendo che gli ultimi della Terra non hanno mai smesso di morire. A migliaia. Ad ogni battito di ciglia. Animali ed umani. Nei mattatoi, nei laboratori di sperimentazione, sotto le bombe, lungo le rotte migratorie di terra e di mare. Sotto lo sguardo indifferente dei più.
E tutto questo non perché come movimenti sociali non siamo all’altezza. Ma perché la sproporzione di forze in campo è talmente grande da mettere le vertigini. Andremo avanti comunque, cercando di fare del nostro meglio, consapevoli che non esistono soluzioni rapide a problemi tanto complessi e che solo un radicale cambio di mentalità da parte di chi abita in Trentino potrà mettere un freno a tutto questo.
Sabato 24 giugno porteremo a Trento città un primo contributo informativo, per dare voce ad una narrazione diversa della convivenza possibile tra umano e selvatico.
Tra i nostri ospiti ci saranno il veterinario Alessandro De Guelmi, il naturalista Gabriele Bertacchini e l’etologo antispecista Francesco De Giorgio.
Al più presto tutti i dettagli!