Tutte le bugie del presidente

By stopcasteller

1) IL PROGETTO LIFE URSUS PREVEDEVA UN NUMERO MASSIMO DI 50 ORSI
FALSO. Il progetto Life Ursus prevedeva un minimo di 40-60 orsi. Questo è il numero minimo necessario ad una popolazione ursina per essere considerata fuori dal rischio estinzione. “ L’obiettivo del progetto Life Ursus è di consentire nell’arco di qualche decina di anni la costituzione di una popolazione vitale di almeno 40-60 orsi adulti, la cui presenza interesserà molto probabilmente anche le province limitrofe”.

2) L’ATTUALE POPOLAZIONE DI ORSI TRENTINI E’ DI 120 ANIMALI
FALSO. L’attuale popolazione accertata di orsi, secondo i dati forniti dalla stessa Pat nell’ultimo Rapporto Grandi Carnivori, è di 69 orsi presenti sul territorio provinciale. Di questi 8 si trovano altrove (come ad esempio M29 che sta in Val d’Ossola), mentre 5 scavallano regolarmente tra Alto Adige e Bresciano. La stima di 120 animali è ipotetica e decisamente gonfiata. Anche volendo ignorare il fatto che solo in questo mese due orsi sono stati trovati morti, e che 3 orsi su 4 non arrivano all’età adulta, questa cifra è decisamente gonfiata. L’ipotesi più plausibile, volendo arrotondare per eccesso, è di 85 orsi totali.

3) LA PAT HA PROVVISTO I COMUNI INTERESSATI DI BIDONI ANTI-ORSO
FALSO. Sono pochissime le località di montagna dotate di bidoni della spazzatura anti-orso, ad esempio non ve n’è traccia nell’intera Val di Sole. Di recente la stessa assessora Zanotelli ha dichiarato di puntare entro il 2028 a dotare tutti i comuni trentini di bidoni adeguati a non rendere gli orsi confidenti. Troppo tardi! I bidoni sono la prima e indispensabile misura che la Pat avrebbe dovuto adottare a tappeto già all’avvio del progetto.

4) LA PAT HA MESSO IN CAMPO OGNI MISURA NECESSARIA PER EDUCARE E INFORMARE I CITTADINI E RENDERE POSSIBILE LA CONVIVENZA
FALSO. Già dal 2005, negli anni in cui la gestione degli orsi viene sottratta al Parco Adamello Brenta, non ci sono più progetti per aumentare la “cultura dell’orso” tra i trentini. Anche il piano elaborato dalla stessa Pat, nel 2016 che recita “obiettivo generale è quello di aumentare l’accettazione sociale nei confronti dell’orso” non è mai stato attuato. La Pat ha anche rifiutato nel 2019 il Piano per la Gestione Grandi Carnivori proposto dall’allora Ministro Costa benché sarebbe stato interamente finanziato con risorse del Ministero. Nessun piano a lungo termine che favorisse monitoraggio, prevenzione e convivenza è stato messo in campo negli ultimi 15 anni.

5) LA RESPONSABILITÀ DELL’INCIDENTE MORTALE È DEGLI ANIMALISTI
FALSO. La Pat, nel Rapporto Grandi Carnivori 2020, diffonde informazioni molto precise su quale fosse la zona stabilmente frequentata da Gaia-JJ4 e l’abitato di Caldes viene citato più volte relativamente alla presenza di orsi. Nell’agosto 2020 si verifica sul monte Peller la prima aggressione ad opera dell’orsa. La Pat sapeva dove viveva e che si era già mostrata aggressiva in presenza di cuccioli. La Pat ha inoltre diffuso lo scorso anno la notizia che Gaia aveva nuovamente 3 cuccioli al seguito. Disponendo di tutte queste informazioni, la Pat avrebbe dovuto fornire con costanza ai residenti della zona indicazioni puntuali sui rischi potenziali e sui comportamenti adeguati ad evitare uno scontro. Ma come sappiamo ha deciso di non farlo.

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