PREVENIRE È MEGLIO CHE UCCIDERE? NON PER FUGATTI & CO.

By stopcasteller

Queste fotografie sono state scattate in Val di Sole pochi giorni fa. Il piccolo bidone in foto è uno dei 2 “bidoni anti-orso temporanei” che sono stati installati a Caldes in seguito alle lamentele del sindaco e di alcuni cittadini, resisi conto che la PAT, al di là dei mirabolanti proclami di deportazione e sterminio, non sta facendo nulla di pratico per prevenire nell’immediato nuovi incontri ravvicinati tra esseri umani e orsi.

È già di per sè incredibile che all’amministrazione Fugatti non sia venuto in mente di attivarsi per provvedere nel minor tempo possibile all’installazione di bidoni anti-orso nell’area del Trentino in assoluto a maggior concentrazione di orsi, nemmeno dopo che la non-gestione di questa convivenza è costata la vita ad una persona.

Ma c’è di più: come queste foto ben documentano, i bidoni installati pochi giorni fa non impediscono affatto agli orsi della zona (abituati da anni a collegare i centri abitati con la possibilità di un pasto a buon mercato) di danneggiarli per cibarsi del loro contenuto. Anzi risulta anche da una lettera del 17 giugno del 2021 del Servizio Faunistico della Provincia di Trento, Settore Grandi Carnivori che quel tipo di bidoni si erano già rivelati inadatti ed era stato richiesto di sostituirli per la loro debolezza intrinseca, informazione di cui apparentemente la PAT non ha tenuto conto intervenendo con una soluzione “temporanea” di cui però conosceva l’inutilità e l’inefficacia.

A gettare benzina sul fuoco, in un contesto di paura e disinformazione che col passare delle settimane si fa via via sempre più grottesco, non poteva mancare il telegiornale regionale, che nel narrare l’avvistamento a tarda serata di una coppia di orsi (forse madre e figlio) a ridosso di alcune case nel comune di Cavizzana ha attribuito ad uno dei due la responsabilità del danneggiamento del bidone incriminato: “[…] da lì, almeno uno dei due animali ha raggiunto la frazione di San Giacomo, nel comune di Caldes, dove è stato ripreso mentre razziava un cassonetto dell’umido DI QUELLI ANTI ORSO”.

Non sia mai che a questi giornalisti del servizio pubblico venga in mente di domandarsi “Ma non è che ad essere problematico non è l’orso ma il cassonetto?“. Oppure: “Com’è possibile che la morte violenta di una persona non sia stata sufficiente a decidere di dotare TUTTE le zone di comprovata decennale frequentazione di questi animali di CASSONETTI REALMENTE ADEGUATI?”.
Niente domande scomode, ovviamente. Perché disturbarsi a porre interrogativi seri riguardo alle incredibili e gravissime responsabilità politiche della PAT quando è più facile e conveniente dipingere come un mostro, oltre ogni razionalità, l’animale ormai diventato “Nemico Pubblico Numero 1”?

E sul versante della PAT: perché velocizzare le pratiche per l’installazione di cassonetti progettati per resistere REALMENTE ai tentativi di forzatura da parte di un orso, quando si possono invece piazzare due ridicoli bidoncini e aspettare che il primo animale di passaggio faccia razzia per poi descriverlo come una bestia talmente infida e feroce che solo un colpo di fucile o le sbarre di una prigione possono fermarla?
O detto in soldoni: perché mai mettere in campo tutte le misure di prevenzione possibili quando posso continuare a non fare nulla se non soffiare sul terrore degli abitanti della montagna – fingendo di avere le mani legate da spregiudicate entità extraterritoriali – per poi passare all’incasso con i voti che in questo modo raccoglierò alle elezioni di ottobre?