“Orsi e umani in Trentino – Una coesistenza (im)possibile?”: presentiamo relatrici e relatori
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ROBERTO D’ALBA – Dottorando in Studi storici, geografici e antropologici presso UniPD e UniVE
Chi ha paura dell’orso e del lupo? Ecologia e politiche dei movimenti di identità rurale
Questo intervento offre una panoramica sui movimenti anti-ecologisti che da anni promuovono campagne contro l’orso e il lupo, analizzandone il successo nel contesto alpino. Attraverso un approccio interdisciplinare, basato sull’analisi documentaria e degli articoli di giornale, sulla partecipazione a forum e gruppi online, e su un’etnografia condotta nelle valli del Trentino occidentale, si indagano le ideologie e le pratiche di questi movimenti. Dopo una presentazione del quadro teorico di riferimento e dell’agenda politica di questo specifico caso di right-wing rural populism, si esamina come tali ideologie riescano a ottenere consenso politico nei contesti delle valli alpine. Infine, si riflette su possibili contromisure per immaginare politiche contro-egemoniche che possano contrastare queste narrazioni.
CHIARA STEFANONI – Visiting scholar presso la Leuphana Universität di Lüneburg, Germania
Prede o “predatori”? Il problema della vulnerabilità nelle relazioni multispecie
A differenza di altri progetti di ricolonizzazione di cosiddetti “predatori e salvatici” in Europa, il programma di reintroduzione “Life Ursus” in Trentino sembra aver portato a una situazione in cui l’evento, prima molto raro, di un essere umano attaccato da un* ors* è più frequente. Causa di tale situazione sono precise responsabilità, interessi e incompetenze della politica istituzionale e delle amministrazioni che, per tutta risposta, si fanno fautrici di misure persecutorie, di cattura e finanche genocidarie nei confronti della popolazione degli orsi. Al di là di un’imprescindibile analisi di tali responsabilità e interessi, cosa può dirci una riflessione filosofica su tali dinamiche? Cosa si gioca nel momento dell’incontro violento tra “predatori” e umani? Cosa significa per noi “essere preda”? Che risposte etiche e politiche possono emergere da tale posizione, che siano alternative alla guerra che le amministrazioni hanno dichiarato agli orsi con gran sostegno de* cittadin*? Categoria cruciale è qui quella di vulnerabilità di cui verrà proposta un’analisi per iniziare a dare una risposta a queste domande.
CLAUDIA BOSCOLO – Docente di italiano nei licei trentini
La tempesta e l’orso
È di recente pubblicazione il libro “La tempesta e l’orso” (industria & letteratura, 2024) di Claudia Boscolo, docente di italiano nei licei trentini. In questo breve, ma denso saggio Claudia parla di una tempesta, quella di Vaia, e di un orso, il famigerato M49, per poi analizzare il legame più profondo tra capitalizzazione del territorio, e crisi ecologica e climatica. In che modo si intreccia la tragedia di Vaia con quella del destino dell’orso più perseguitato del Trentino? Qual è il ruolo e quali sono le responsabilità della Provincia Autonoma di Trento?
CARLO BRENTARI – Professore associato di Bioetica e Antropologia Filosofica presso UniTN
ANDREA MUBI BRIGHENTI – Professore ordinario di Sociologia presso UniTN
La compagnia del selvatico. Bioabilità e gestione dell’orso
Sia nel campo dell’etica ambientale, sia negli orientamenti politici contemporanei in tema di conservazione della natura (si pensi alla recente Nature Restoration Law della UE), il tema del selvatico si colloca sempre più al centro del dibattito internazionale. Su questo sfondo, il caso trentino costituisce un esempio emblematico delle aspettative e delle resistenze nei confronti di una tutela ambientale che sia ispirata da principi inclusivi sul piano interspecifico. In particolare, il rapporto (sia reale che simbolico) con la specie Ursus arctos è diventato la cartina di tornasole per comprendere che tipo di natura vogliamo attorno a noi e, soprattutto, che tipo di esseri umani vogliamo essere. La protezione del selvatico, infatti, non è solo un obbligo e una fonte di limitazioni per l’azione umana; essa è anche una grande occasione per conoscere forme di vita diverse dalle nostre (in chiave etologica e cognitiva) e per dispiegare quelle che, proponendo un nuovo concetto, abbiamo iniziato a chiamare bioabilità. Le bioabilità possono essere definite come il correlativo soggettivo della biodiversità, e includono tutte quelle capacità di sentire ed agire che corrispondono all’incremento delle manifestazioni vitali attorno al soggetto stesso. In questo intervento proponiamo un esperimento mentale che consiste nel ripensare la gestione dell’orso in Trentino e nell’arco alpino alla luce della nozione di bioabilità.
LEDA MAIELLO e MATILDE ANDERLONI – Laureande in “Environmental Humanities” presso Università Ca’ Foscari di Venezia
Zoopolitiche sullə orsə in Trentino: rischio, potere e controllo
Il 5 aprile 2023, un’orsa ha attaccato un uomo, Andrea Papi, nella Val di Sole, in Trentino. Al momento dell’attacco l’orsa era con i suoi cuccioli e l’evento si è verificato all’interno di quello che viene definito il suo perimetro vitale, l’area che unə orsə normalmente abita. Andrea Papi è morto a causa delle ferite subite e l’orsa è stata imprigionata. Lei, Gaia (o JJ4, il numero con cui viene identificata all’interno dell’apparato di controllo faunistico che segue l’introduzione dellə orsə nelle Alpi Centrali), è stata prima rinchiusa nel “Centro di Recupero della Fauna Alpina Casteller” e più di un anno dopo trasferita nell’“Alternativer Bärenpark”, una struttura che di fatto ha ben poco di diverso da uno zoo, in Germania. Sfortunatamente, il caso dell’orsa Gaia non è l’unico ma semplicemente quello che ha ottenuto più visibilità mediatica: è stato preceduto e seguito da altri casi simili, che si inseriscono in periodo di crescente isteria collettiva e repressione da parte delle istituzioni nei confronti dellə orsə. Come vengono raccontate queste storie dai media? Quanta voce viene data agli animali umani (veterinari, funzionari, politici, abitanti locali) e quanta agli animali non-umani? In questa discussione vogliamo analizzare la reazione mediatica a questo e altri eventi simili e, attraverso l’analisi del discorso e dal punto di vista dei Feminist Critical Animal Studies, partire da questi episodi per chiederci cosa queste storie, e il modo in cui vengono raccontate, ci dicono sulle relazioni tra umano e non-umano, sul rischio, sul potere e sul controllo.
FRANCESCO DE GIORGIO – Etologo antispecista
Essere orso oggi
Il contributo si dipanerà facendo luce sia su alcuni aspetti collegati sia alla “natura” degli orsi, alla loro evoluzione, biologia ed etologia, in particolare riguardo agli orsi bruni europei, sia su alcuni e fondamentali aspetti di logica animale, ovvero sui ragionamenti, le scelte, le decisioni e le priorità di orsi e altri animali, così come sulle regole base, i fondamentali, di una convivenza basata sulla non-conflittualità con il mondo naturale.
Per arrivare a questo è necessario diffondere un’educazione all’animalità, ovvero di una diversa cultura, di una diversa comprensione dei fenomeni, di un fare diverso, di un diritto ad una corretta informazione sul comportamento animale, tesa ad evitare conflitti basati su reazioni emotive, paure e credenze irrazionali.
Questo né cedendo ad una narrazione disneyana né terroristica, ma razionale e ragionevole, informata e articolata, su cosa provoca conflitti e cosa ne riduce drasticamente il rischio, consapevoli che il controllo dei fenomeni naturali è una pericolosa illusione, più che una comoda soluzione.
ROSARIO FICO – Medico veterinario forense. Presidente della Società italiana di scienze forensi veterinarie
Le interazioni aggressive tra grandi carnivori e uomo. Narrazioni distorte o realtà?
Gli sforzi di conservazione a favore dei grandi carnivori effettuati in Italia negli ultimi decenni si stanno compromettendo a causa di un diffuso allarmismo su possibili attacchi all’uomo attribuiti in particolare al lupo a all’orso amplificato dai mass media che spesso non propongono un’informazione equilibrata basata sui fatti, diffondendo notizie o narrazioni prive di analisi scientifica. In particolare, alcune specie, come l’orso bruno e il lupo, ricevono una copertura mediatica negativa sproporzionata rispetto alla reale consistenza e veridicità degli episodi verificatisi, con la conseguenza di un diminuito sostegno dell’opinione pubblica alle azioni di conservazione. Quando il sostegno pubblico per la conservazione viene a mancare, può determinarsi una significativa pressione sulle autorità preposte alla gestione della fauna selvatica affinché vengano eliminati una parte o tutti gli esemplari dell’area dove sono avvenuti i presunti attacchi, indipendentemente dalla prova scientifica della responsabilità degli animali. È imbarazzante notare che, nonostante le conoscenze scientifiche acquisite da molti anni sull’accertamento delle dinamiche di aggressione da parte di canidi (lupi o cani) e orsi agli animali domestici o all’uomo, si assiste sempre di più alla diffusione di notizie su presunti episodi di aggressione, dati per certi senza che vi sia stata un’adeguata indagine forense preliminare. Le indagini sui casi denunciati dovrebbero avvalersi di medici legali (nel caso di aggressioni all’uomo), di medici veterinari Forensi (per aggressioni agli animali e all’uomo), di personale esperto nel campionamento del DNA sulle lesioni della presunta vittima, di biologi esperti in genetica molecolare forense e di esperti in comportamento animale al fine di comprendere la dinamica dell’accaduto e il reale coinvolgimento degli animali. Verrà trattato in materia sintetica il ruolo del medico veterinario forense nelle indagini sulle aggressioni di carnivori selvatici all’uomo e agli animali e presentati alcuni casi emblematici avvenuti nel nostro Paese.
DUCCIO CANESTRINI – Antropologo
La logica del “prima noi” nei boschi trentini
I non-umani hanno indubbiamente contribuito a fare la storia dell’umanità. Finalmente l’antropologia culturale mette in discussione il cosiddetto paradigma antropocentrico. In altre parole, si fa critica della supremazia di Homo sapiens e inclusiva rispetto agli altri animali, su basi etiche e scientifiche. A una fase di decostruzione degli stereotipi che riguardano la popolazione ursina e le comunità locali che vivono nello stesso territorio, segue una riflessione sulla paura del bosco.
WALTER BARONI – Sociologo della comunicazione
GABRIELLA PETTI – Sociologa del diritto e della devianza
Ultimo viene l’orso
Se l’anatomia dell’uomo spiega quella della scimmia, come diceva il vecchio Marx, allora quella dell’orso trentino è la chiave per comprendere l’anatomia di Maurizio Fugatti – insieme a tutti i presidenti di centrosinistra della PAT che lo hanno preceduto. Le vicende di M90 e M91, e prima ancora JJ4, Papillon e tanti altri sfortunati orsi non sono solo effetto dell’opportunismo gretto dei maneggioni locali, ma definiscono un destino oscuro che unisce uomini e animali in un unico abbraccio fatale. La morte dell’orso è infatti il punto in cui la macchina securitaria contemporanea, con la sua vocazione alla sanzione amministrativa, la creazione di spazi di sofferenza extragiurisdizionali, la sua passione per l’odio come legame sociale fondamentale, si rivela nella propria purezza. Si disegna così una politica unitaria delle città e dei boschi che dietro i linguaggi della sicurezza e dell’efficienza si riduce all’esercizio arcaico del sacrificio come fondamento della nostra vita associata: che siano orsi, lupi, migranti, piccoli marginali o disoccupati a essere sacrificati ormai non fa più nessuna differenza.
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