LUPI NEL MIRINO DI FUGATTI
Fugatti non si smentisce e prosegue nella sua azione persecutoria nei confronti della fauna selvatica del Trentino. In seguito a diverse predazioni del lupo nell’area di alpeggio pertinente alla malga Boldera sulla Lessinia, dove a 11 anni dal ritorno del lupo, gli animali vengono ancora principalmente gestiti allo stato brado e senza protezioni (oltre a un recinto elettrificato), Fugatti emana un decreto di abbattimento di due esemplari, senza nemmeno prendere in considerazione operazioni di dissuasione non letali, come proiettili di gomma e simili.
Una forma di allevamento allo stato brado è, come afferma l’associazione Io non ho paura del lupo, “incompatibile con la presenza dei predatori”, tuttavia le recinzioni elettrificate si erano dimostrate efficaci negli ultimi anni, a partire dalla loro installazione nel 2018.
Trattandosi comunque di una modalità di difesa che si era dimostrata di successo ma comunque sperimentale, sembrerebbe ragionevole pensare a come migliorarla anche sulla base degli sviluppi dei comportamenti predatori del lupo, ma invece che aggiornare le difese e prendersi cura della loro manutenzione, o di integrarle con la presenza di pastori e cani da guardiana in alpeggio, si ricorre immediatamente alla soluzione più drastica, più violenta e contraria a ogni proposito di conservazione della fauna selvatica, L’ABBATTIMENTO.
Ancora una volta il bilancio della convivenza pende a favore degli interessi degli allevatori che si preoccupano dell’ingente danno economico: “Il danno – spiega l’allevatore Bazzanella in un’intervista per Il Dolomiti – non è soltanto la predazione, ma tutto quello che c’è dietro e che non è coperto dal risarcimento: il tempo per la ricostruzione dei recinti, il trasporto e lo smaltimento delle carcasse, le cure veterinarie per gli animali feriti, ma non solo, c’è il trauma degli altri animali per lo spavento, spesso poi le gravide perdono il vitello” (scappa una smorfia amara nel leggere come anche lo spavento di animali sfruttati e destinati al macello preoccupi i loro carcerieri o come anche questa possa essere un’argomentazione funzionale soltanto ad aumentare l’ostilità verso lupi e orsi).
Nel decreto si legge che gli abbattimenti sono da effettuarsi in modo tale da condizionare il comportamento dell’intero branco, branco che come ci ricorda sempre Io non ho paura del lupo, è impegnato al momento nella crescita dei cuccioli. Nonostante le valutazioni che emergono sul decreto, rispetto alla possibilità di uccidere due lupi del branco (scelti come? individuati con quale criterio?) senza infliggere un danno alla popolazione di lupo presente sul territorio, (si legge che l’abbattimento “non appare incidere significativamente sullo stato di conservazione della popolazione di lupo del Trentino Alto Adige”). Appare legittimo sollevare dubbi al riguardo, vista la fase delicata costituita dalla presenza dei cuccioli e dal fatto che si tratterebbe di una prima volta e quindi di un’operazione sperimentale i cui danni non sono calcolabili in modo così netto.
ISPRA avvalla questa soluzione senza opporre resistenze, ma limitandosi ad aggiungere come condizioni l’attivazione di un programma di azioni volte a incentivare l’adozione di misure di prevenzione da parte delle altre aziende presenti nell’area e della stessa malga Boldera. Valuta anche come adeguate le recinzioni presenti che i lupi sono riusciti a superare ma abbiamo ragione di dubitarne anche da quanto possiamo vedere nel video diffuso dall’Associazione Bearsandothers , dove si osserva un generale stato di abbandono e decadimento.
Riteniamo anche importante sollevare la legittima preoccupazione rispetto a ciò che comporterebbe l’abbattimento di due lupi (in modo che tuttora appare indiscriminato), ovvero la creazione di un precedente che andrebbe a esporre al rischio di abbattimento tutti quei lupi che superano i recinti (a prescindere dallo stato in cui questi ultimi versano).
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