E’ uno zoo la struttura dove è stata trasferita l’orsa DJ3: visitatori paganti e piccoli recinti per separare gli animali
Immagini da satellite e misurazioni smentiscono le informazioni diffuse dalla Provincia di Trento e dalla struttura tedesca, secondo le quali l’orsa sarebbe stata trasferita in una grande area nella Foresta nera
Gli attivisti di Assemblea antispecista e Centro sociale Bruno: “Il parco tedesco si è rifiutato di smentire questo dato e non rilascia informazioni neanche alle testate giornalistiche italiane”
Nel comunicato stampa diffuso una settimana fa dalla Provincia di Trento si parla di trasferimento dell’orsa DJ3 nel Parco di Worbis, in Turingia, con dieci ettari a disposizione del plantigrado, un’area che corrisponderebbe a oltre 10 campi da calcio (https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Comunicati/Orsi-DJ3-in-viaggio-verso-la-Germania). “Peccato che l’orsa sia invece stata trasferita, secondo le conferme del parco stesso, in un altro parco gestito dalla stessa azienda, a quasi 500 km di distanza – commentano gli attivisti della campagna #StopCasteller, Assemblea antispecista e Centro sociale Bruno – . Ma, cosa più importante, l’area a disposizione di tutti gli animali è di soli 3 ettari: sul sito dell’Alternativen Wolf- und Bärenpark Schwarzwald si dichiara una superficie complessiva a disposizione degli animali di 10 ettari. Dalle immagini ricavate da satellite queste dimensioni, già estremamente ridotte se suddivise fra tutti gli animali ospitati, sarebbe nettamente inferiore, ovvero di soli 3 ettari (ogni ettaro corrisponde circa a un campo da calcio) suddivisi però fra 8 orsi, 6 lupi e 2 linci, ai quali ora si è aggiunta anche DJ3. Lo spazio a disposizione di ogni singolo animale sarebbe circa un terzo di quello dichiarato: uno spazio ancora più piccolo di quello in cui DJ3 ha vissuto durante quasi tutti i 10 anni della sua cattività al Casteller di Trento, prima dell’arrivo di M57 ed M49. Questi possono essere forse considerati spazi accettabili per animali nati in cattività, ma sono intollerabili per animali nati e cresciuti liberi, abituati a percorrere quotidianamente grandissime distanze”.
“Le misurazioni – ottenute confrontando le planimetrie disponibili sul sito del parco stesso, con Google Earth – smentiscono la narrazione idilliaca e falsa fatta dal parco di Schwarzwald, che dipinge se stesso come un’alternativa allo zoo. Il parco si è rifiutato di smentire questo dato e non rilascia informazioni in merito neppure alle principali testate giornalistiche italiane che ne hanno fatto richiesta”.
“Un ulteriore dato scioccante è che il parco si sta facendo pubblicità dichiarando di aver salvato DJ3 dallo zoo (https://www.baer.de/projekte/alternativer-wolf-und-baerenpark-schwarzwald/4264-herzlich-willkommen-im-schwarzwald), cosa che sappiamo essere falsa. In questo zoo tedesco dall’ottimo marketing, che lucra sulla cattività degli animali, DJ3 dopo esser stata ingabbiata 10 anni dalla Provincia di Trento, sarà esposta alla curiosità e al rumore dei turisti paganti che a migliaia visitano il parco ogni anno”.
“Life Ursus – concludono gli attivisti – era un progetto di convivenza uomo-orso che la Provincia a Trento ha tradito: lo dimostrano tutti gli orsi uccisi e la cui vita è stata spezzata dalla prigionia prolungata. E’ il momento di riconoscere il danno fatto e rimediare con progetti di reinserimento degli orsi in natura e imparando a convivere davvero con questi animali, liberi”.
Campagna #StopCasteller
Assemblea Antispecista e Centro sociale Bruno