Cronaca di un disastro annunciato
Abbiamo molto riflettuto, come attiviste della campagna StopCasteller, su cosa fosse opportuno dire e non dire in questo momento. Abbiamo evitato qualsiasi commento sui nostri social e atteso notizie certe, l’autopsia prima, e il test del dna dopo, nonostante le continue sollecitazioni a “dire” e “pubblicare”. Non intendiamo sminuire il dolore di una famiglia, comportarci come se fosse accettabile che la morte di una persona di 26 anni possa essere messa da parte con una scrollata di spalle. Ma non intendiamo nemmeno ritrattare nulla di quanto abbiamo sostenuto fino ad oggi circa la (mala) gestione degli orsi in Trentino.
Ci intristisce il teatrino dei giorni immediatamente successivi alla morte di Andrea Papi. Da un lato la Giunta Provinciale a guida Fugatti e la sua visione violenta e antropocentrica, dove ogni luogo dev’essere ad uso esclusivo dell’uomo. Dall’altro alcuni gruppi animalisti, secondo cui le persone vittime di incontri violenti in montagna e nel bosco lì non avrebbero diritto di starci.
Non ci rivediamo in nessuno di questi due schieramenti: li combattiamo entrambi. Alla famiglia Papi va la nostra solidarietà, così come a JJ4 e a tutti i quasi 40 orsi scomparsi durante il malgoverno del progetto Life Ursus: umani o animali che siano, sono tutti vittime della pessima “gestione orsi” di Fugatti come di quella dei suoi predecessori.
Gli orsi non sono dei peluche buoni e mansueti: i pericoli derivanti dalla convivenza non vanno ignorati, né ingigantiti, ma gestiti con serietà e competenza. Competenza che Fugatti, Zanotelli e De Col non hanno. Per questo ne chiediamo le immediate dimissioni, perché li riteniamo i veri mandanti di questo drammatico incidente.
Restiamo ferme e salde nel ritenere che la convivenza sia possibile, altrove è già realtà. E sosteniamo il diritto di chi abita questi luoghi a continuare a farlo, poiché questi appartengono loro quanto alla fauna selvatica che a sua volta lì risiede. La convivenza, nel rispetto per l’altro-da-sé, è espressione di una umanità civile e giusta, ma questa non è possibile se non con un bagaglio di competenze e informazioni che le Giunte trentine, da 20 anni a questa parte, non hanno mai fornito.
In Trentino, caso unico al mondo, da anni la popolazione di orsi non è gestita da persone competenti e pratiche della materia, ma dalla Protezione Civile e da politici che rifiutano le indicazioni del personale specializzato che per le stesse lavora. All’indomani della tragedia la PAT e Fugatti hanno subito puntato il dito contro gli animalisti: rimandiamo queste accuse dritte al mittente. No, Presidente Fugatti, è il contrario: noi lo avevamo detto. Che catture e uccisioni non erano la soluzione, che non c’era né cultura né ricerca, che non c’era informazione, che non venivano forniti agli abitanti gli strumenti adeguati alla convivenza. Abbiamo parlato di cassonetti anti-orso mancanti, di aree da chiudere per sicurezza, abbiamo dato in questi anni mille spunti di riflessione.
Nulla è servito. La sola soluzione che Fugatti sa dare è il trasferimento o lo sterminio degli orsi, ancora una volta contro ogni parere degli esperti. Come se ridurre il numero a 50 esemplari fosse garanzia di qualcosa.
Cartellonistica assidua, programmi di educazione scolastica, aree dove è possibile recarsi solo con una guida, obbligo di campanelli da attaccare agli zaini, cani sempre a guinzaglio, bastoni che emettono suoni cadenzati: queste sono alcune delle misure imposte da Enti e Parchi in altre parti d’Italia e del mondo per potersi recare in montagna in sicurezza nei periodi in cui gli orsi non sono in letargo. Niente di tutto questo da noi, solo tanta propaganda elettorale e slogan, al servizio di una politica del terrore.
Un disastro annunciato tanti anni fa, quando l’allora presidente Dellai tolse la gestione al Parco Adamello Brenta, per affidarla alla politica. Ora queste persone si assumano le proprie responsabilità.
Cercare di affibbiare agli animalisti la colpa di una tragica morte, che ci addolora tutte, è solo una delle tante squallide mosse di Fugatti per mischiare le carte. Non intendiamo permetterlo: Fugatti, Zanotelli e De Col si dimettano. Se gli orsi trentini sono una “catastrofe” tale da dover essere gestita da esperti di emergenze invece che da biologi e scienziati, allora si prenda atto che la catastrofe è stata mal gestita e si pretendano immediate dimissioni. E invece di concedere alla Pat pieni poteri chiediamo che la gestione degli orsi sia affidata a una commissione di esperti e non più a politici incompetenti.
Infine prendiamo le distanze da un certo mondo animalista, per fortuna numericamente irrilevante, che non ci rappresenta, che non conosce la complessità del tema, che non vive le montagne trentine e anzi propone a sua volta soluzioni semplicistiche. Tra di noi ci sono persone che nei boschi abitati dagli orsi ci sono cresciute. In quei boschi si muove buona parte della vita sociale ed economica delle persone, essi sono luoghi chiamati “casa” anche da noi umani. Le montagne appartengono anche ai selvatici, ma con le dovute cautele possiamo convivere. Certo, il rischio zero in montagna non esiste, e chi meglio di chi la abita può saperlo? Si può morire per una caduta, per un fuori pista sbagliato, ma questo rischio va ridotto all’osso e la Pat non ha fatto nulla in tal senso. Non si è mai mossa per il benessere e la sicurezza né dei cittadini, né degli orsi.
Questo incidente la Pat e i sodali di Ministero e Ispra se lo portano sulla coscienza.
Unica soluzione possibile: dimissioni subito e creazione di una commissione di gestione orsi.