Comunicato stampa: “La caccia all’orso Johnny è iniziata”

By stopcasteller

COMUNICATO STAMPA CAMPAGNA STOPCASTELLER

«La caccia all’orso Johnny è iniziata: l’Ispra ha dato parere favorevole a catturare MJ5 per mettergli un radiocollare»

Lo annunciano gli attivisti di “StopCasteller” informati da fonti anonime vicine alla Provincia di Trento:
«Alla Giunta Fugatti il radiocollare servirà esclusivamente a facilitare l’uccisione dell’orso Johnny, senza considerare i rischi dell’anestesia per la quale sono morti KJ2G1, Daniza, JJ5 e F43. Johnny, orso anziano di 18 anni, potrebbe non risvegliarsi mai più»

«Per questo continuiamo qui in Trentino come in tutta Italia a sostenere con forza la fuga di Johnny al grido di “Corri orso corri”»

Continua anche l’attacco degli attivisti all’Ispra: «Invece di tutelare la fauna selvatica ha agito in modo poco chiaro, non ostacolando adeguatamente le decisioni della giunta trentina e mostrandosi più incline alle ragioni delle lobby di cacciatori e allevatori che la sostengono»


«La notizia che da settimane temevamo di ricevere è purtroppo arrivata. Fonti anonime, vicine alla Provincia Autonoma di Trento, ci informano che tra i monti del Trentino la caccia all’orso Johnny ha ufficialmente avuto inizio, dopo che l’Ispra si è espressa a favore della cattura per mettergli un radiocollare».
Ne danno notizia gli attivisti di Assemblea Antispecista e di Scobi, da anni impegnati nella campagna “StopCasteller”, la prigione per orsi alle porte di Trento, in cui è ancora rinchiuso Papillon, l’orso M49.
«Una cattura che ha come scopo il monitoraggio degli spostamenti dell’orso potrebbe sembrare un male minore rispetto all’ipotesi di un’immediata esecuzione – proseguono gli attivisti – . Va però ricordato che la volontà della Giunta Fugatti di applicare il radiocollare è esclusivamente finalizzata a facilitare l’uccisione dell’orso Johnny. Ma c’è di più: la scelta dell’applicazione del radiocollare nasconde in realtà rischi intrinseci che non si possono sottovalutare. Non dimentichiamo che, dalla nascita del progetto di ripopolamento Life Ursus a oggi, su 50 orsi catturati per operazioni definite “di routine” i decessi dovuti a complicazioni legate alla telenarcosi sono stati ben 4, costati la vita a KJ2G1 nel 2008, Daniza nel 2014, JJ5 nel 2012, F43 poco più di 6 mesi fa. Essendo un individuo anziano, in cui il rischio di complicazioni aumenta esponenzialmente, dall’anestesia necessaria a mettergli il radiocollare l’orso Johnny potrebbe non risvegliarsi mai più».

Intanto foto e disegni in solidarietà all’orso Johnny, con l’hashtag #corriorsocorri lanciato dagli attivisti, stanno arrivando da tutta Italia «Di fronte a una situazione che rischia di precipitare nel giro di pochissimi giorni – concludono gli attivisti – continuiamo qui in Trentino come in tutta Italia a sostenere con forza la fuga di Johnny al grido di “Corri orso corri”. Nessuno si senta esonerato: l’orso Johnny ha bisogno ora più che mai della solidarietà attiva di tutti e tutte. Mentre prosegue la sua fuga tra le montagne braccato dalla guardia forestale, è necessario che le piazze fisiche e virtuali continuino a pretendere che venga lasciato libero di vivere in pace nelle terre in cui è nato».

Gli attivisti attaccano e contestano anche il ruolo di Piero Genovesi, che dal 2018 è responsabile dell’Area pareri tecnici e strategie di conservazione e gestione patrimonio faunistico nazionale e mitigazione danni dell’Ispra e che ha seguito e promosso il progetto Life Ursus fin dalla sua nascita. «Da quando il progetto di ripopolamento orsi è iniziato, Genovesi invece di tutelare la fauna selvatica e spingere per una convivenza pacifica ha agito in modo poco chiaro, non ostacolando adeguatamente le decisioni della giunta trentina e mostrandosi più incline alle ragioni delle lobby di cacciatori e allevatori che la sostengono. Non è paradossale che chi dovrebbe difendere la fauna selvatica come patrimonio indisponibile dello stato partecipi, non più tardi di settimana scorsa, a fianco del presidente di Federcaccia Nazionale a una conferenza dal titolo “Il valore dell’attività venatoria in Italia”? Il conflitto di interessi fra chi ricopre posizioni di potere nella “tutela” della fauna e allo stesso tempo sostiene l’attività venatoria è più vivo che mai: ricordiamo che alla presidenza e direzione del Parco Naturale Adamello Brenta, dove gli orsi dovrebbero teoricamente vivere tranquilli, ci sono rispettivamente Walter Ferrazza, orgoglioso cacciatore, e Alessandro Brugnoli, vicedirettore dell’associazione dei cacciatori trentini».